Lunedì sera sono andata a vedere a cinema “Birdman”.
Riggan Thompson è un attore diventato una celebrità con il ruolo di Birdman, supereroe alato e mascherato. Al calare della sua carriera e in mancanza di ingaggi, attore ha deciso di dedicarsi al teatro scrivendo un adattamento del racconto di Raymond Carver: “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”. Così Riggan è sceneggiatore, regista e attore protagonista. Il giorno prima dell’anteprima un’altro attore dello spettacolo si fa male durante le prove. A sostituirlo verrà ingaggiato un attore molto famoso, ma dal carattere molto indomabile.
Nella storia si intrecciano i destini della figlia Sam che si è appena disintossicata, dell’amante Laura, della ex moglie, di un’attrice e il suo sogno di esordire a Broadway, il caratteraccio di Mike Shiner e i problemi amministrativi di Jake, amico e avvocato di Riggan.
Ci troviamo immersi nella mente di Riggan e nella sua bipolarità. Il personaggio sembra essere appeso a un filo sia per la sua salute mentale sia per quella economica. Ce la farà a superare lo stress del palcoscenico?
Non è certo un film leggero, fa riflettere su cosa significa essere delle celebrità, essere dei veri attori e come uno spessore culturale spesso non è seguito da uguale fama. Pone anche l’accento sui film di supereroi e del loro impatto sul pubblico-attore.
Il film ha nove nomination agli Oscar. A mio avviso, è un bel film, sicuramente da vedere.